Donatella Di Pietrantonio vive in Abruzzo e fa la dentista pediatrica, eppure è una scrittrice straordinaria e il suo terzo e ultimo romanzo dovrebbe vincere tutti i premi possibili e immaginabili. Si intitola “L’Arminuta”, che in dialetto significa la ritornata, e parla di una ragazzina che viene riconsegnata alla famiglia d’origine da un giorno all’altro, senza un perchè.
Piano piano scopriamo altraverso gli occhi di questa adolescente ingenua e beneducata le bugie degli adulti e la loro cecità di fronte alle richieste e ai bisogni legittimi dei figli. Insieme all’Arminuta si muove con intelligenza da gatta selvatica la sorella Adriana, più scaltra e disincantata di lei, che l’aiuta a sopravvivere e a districarsi in questa sua nuova famiglia violenta e senza mezzi. Il rapporto che nascerà fra due ragazzine così diverse è sorprendente e pieno di tenerezza, e sarà quello che le salverà da un mondo davvero crudele.
La Di Pietrantonio usa una scrittura asciutta e dura, ricca di espressioni dialettali crude come i suoi personaggi, e va dritta al cuore. Parla di temi importanti come la maternità, la responsabilità e la cura senza mai appesantire il testo, lasciandoci osservare da fuori quel che accade e quel che segna, e noi lettori siamo partecipi e affranti di fronte allo scempio dell’infanzia che si compie troppo spesso senza nemmeno rendersene conto.
Questo è un romanzo travolgente e bellissimo, uno dei più belli letti in questi ultimi mesi, di quelli che ti restano dentro e che non dimentichi più.
Ora andrò a comprarmi anche gli altri due suoi libri, “Mia madre è un fiume”, e “Bella mia”, e poi aspetterò altri scritti come la manna da cielo, perchè quando si scopre una scrittrice di tale incommensurabile talento è bene tenersela stretta, e non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola che esca dalla sua prodigiosa testa.