Questo è un libro che si legge d’un fiato, perché racconta la storia vera di Luigi Celeste, nato in periferia da un padre delinquente e semi infermo di mente e da una madre succube delle sue reiterate violenze. Insieme alla scrittrice Sara Loffredi, Celeste ripercorre la sua vita fatta di soprusi e paura, perché assistere fin da bambino alla violenza che suo padre esercita su sua madre lo riempie di rabbia e di terrore. Fino a quando, diventato grande e in grado di impugnare una pistola, dopo l’ennesimo episodio di follia durante il quale suo padre li minaccia di morte, Luigi gli scarica addosso sette proiettili, per difendere una volta e per sempre sua madre e suo fratello.
Sembra una tragedia greca, invece è una storia attualissima e molto ben raccontata, che svela i sentimenti di impotenza e frustrazione dei famigliari di una persona chiaramente disturbata e ossessiva che riesce a rendere la vita degli altri un inferno. Le istituzioni non riescono ad arginare la furia di quest’uomo, e nonostante le denunce, gli anni di carcere, le restrizioni, lui riesce sempre a tornare a casa e a ricreare situazioni di panico nella sua famiglia.
A soli 23 anni Luigi si costituisce, subito dopo aver ammazzato suo padre, e comincia un nuovo capitolo della sua vita. Non si dichiarerà mai pentito per quel che ha fatto, e comincerà invece a pensare finalmente a sé, e al suo futuro. In carcere, soprattutto a Bollate, riuscirà a studiare e a superare esami complessi che lo porteranno a diventare tecnico informatico, e dopo 9 anni di reclusione potrà ricominciare una vita fuori, senza più orchi da fronteggiare, con la piena consapevolezza di quel che ha passato ma anche col forte desiderio di lasciarselo finalmente alle spalle.
Il libro, scritto a quattro mani, è edito da Piemme e rappresenta una preziosa testimonianza di morte, degrado e resurrezione.