«Non si può dire tutto! Non se si è della razza sbagliata e si ha vissuto sulla propria pelle l’intero secolo.» A parlare così è Miriam, o meglio Malika, che ha vissuto in Svezia per 70 anni nascondendo un pesantissimo segreto. Il giorno del suo 85esimo compleanno deciderà di lasciarsi finalmente andare, e rivelerà all’amata nipote chi sia veramente, e perché abbia mentito per tutta la vita.
Dando voce e corpo a una donna non ebrea che ha vissuto sulla propria pelle l’Olocausto, Majgull Axelsson affronta con rara delicatezza e profonda empatia uno dei capitoli più dolorosi della storia d’Europa e il destino poco noto del fiero popolo rom, che osò ribellarsi con ogni mezzo alle SS di Auschwitz.
Un libro duro e doloroso, eppure bellissimo, che ti tiene avvinto alle oltre 500 pagine, e che ti fa riflettere su segreti e bugie, paura e vergogna, discriminazioni e pregiudizi. Un libro da leggere per vivere sulla propria pelle un capitolo di storia recente ancora vivido e raccapricciante. Tanto si è letto sulle persecuzioni agli ebrei, pochissimo invece sulle persecuzioni al popolo rom.
Majgull Axelsson(1947), scrittrice, drammaturga e giornalista, è una delle più apprezzate autrici svedesi, tradotta in ventitré lingue e premiata con l’ambito Augustpriset. Dopo essersi affermata con inchieste su spinose problematiche sociali, come la prostituzione infantile nel Terzo mondo e la povertà in Svezia, ha esordito con successo nella narrativa, coniugando l’attenzione per le ingiustizie e per le condizioni di disagio materiale ed esistenziale con una grande capacità di calarsi nei destini dei suoi personaggi. È cresciuta a Nässjö, dove si svolge parte della vicenda narrata in Io non mi chiamo Miriam.