Mi sono chiesta tante volte da dove arrivasse tutta la violenza che respiriamo, intercettiamo, viviamo. Negli ultimi tre anni ho girato l’Italia parlando di violenza psicologica presentando il mio “Gocce di veleno”, e intanto ho fatto la volontaria al Caf, il Centro Aiuto Famiglia che opera da 40 anni a Milano. L’esperienza di cura e ascolto dei bambini che finiscono in comunità mi ha sconvolta e toccato profondamente. Sono creature di pochi anni già violate, tradite, ferite forse in modo irreparabile. Che adulti potranno mai diventare? Il lavoro delle psicologhe e delle educatrici è attento e accurato, ma può mai riprendersi un bambino di tre anni sottoposto a violenze inenarrabili da persone della sua stessa famiglia?
Osservando e consolando questi cuccioli ho capito che se non si agisce sulla prevenzione alla violenza, la violenza continuerà a fare vittime e a creare mostri. Prevenzione significa parlare ai bambini e alle bambine fin da quando sono in grado di intendere e di volere, per metterli in guardia e per aprire un canale di comunicazione libero dalla paura. Tutti i bambini molestati o violentati si sono sentiti in colpa e colmi di vergogna per quanto loro accaduto. Ma come sarebbe andata se avessero potuto parlarne subito con qualcuno? Se avessero saputo che quello che stava loro accadendo non era né un segreto né una coccola, e che se l’avessero detto sarebbero stati subito creduti e protetti? Se avessero avuto gli strumenti, fin da piccoli, per discernere una carezza buona da una carezza cattiva?
Nel film bellissimo di Francois Ozon, “Grazie a Dio”, il dolore e la vergogna delle vittime è acuto e straziante anche a distanza di 30 anni.
Quei bambini violati, diventati adulti, continuano a soffrire e a struggersi, spesso non riescono ad avere una vita affettiva o sessuale, soffrono di depressione o di dipendenze da sostanze.
Nel mio nuovo romanzo, che uscirà il 21 gennaio, racconto la storia di Nino, un bambino di soli 5 anni finito in comunità perché sua madre è stata ricoverata per overdose e ha temporaneamente perso la patria potestà. È un viaggio dentro la vita di una delle 30.000 piccole vittime che ogni anno entrano in comunità, in Italia. Sono bambini a cui è stata rubata l’infanzia, l’innocenza, la fiducia. Sono creature che dobbiamo proteggere meglio, e curare con tutto il cuore, per interrompere la catena di violenza che genera sempre e solo altra violenza.