E’ difficile trovare la giusta distanza , coi figli.
Se gli stai troppo addosso, se li controlli ossessivamente e non li lasci liberi di sbagliare, li soffochi.
Se invece stai troppo lontano rischi di non conoscerli, di restare all’oscuro di quel che gli passa per la testa, di quali siano i loro problemi e i loro sogni.
Io negli anni la sto ancora cercandola, ma so che non vorrei mai essere importuna, o invadente. La mia presenza è sempre discreta, non imposta, vigile ma un passo indietro. Loro ormai si possono considerare giovani uomini, hanno 33 e 35 anni, certo non serve che ci si senta tutti i giorni, una volta alla settimana può bastare, salvo imprevisti o necessità particolari. L’importante è mantenere aperto un dialogo profondo sulla vita, sui progetti, sulla direzione in cui vogliono andare. L’importante è esserci, al bisogno.
Con Pietro che vive in India abbiamo un appuntamento in video chat ogni domenica, così ci vediamo e chiacchieriamo di tutto. Ridiamo anche parecchio, lui è estroverso e ciarliero, e mi racconta volentieri quel che gli capita senza grandi censure. Una volta l’anno vengo a trovarlo e allora stiamo insieme per un paio di settimane, a stretto contatto, ed è strano e bello, e quando arrivo e quando riparto mi viene sempre da piangere, perché è giusto ma è anche difficile lasciare vivere tuo figlio così tanto lontano da te. Ma la distanza è solo fisica. Questo penso quando riparto, col magone.
Con Tommaso che vive a Milano ci vediamo a pranzo una volta a settimana, quando sono in città, se no anche con lui video chat o telefonate, ma lui è più chiuso e introverso, parla poco, racconta ancora meno. Devo intuire come sta da piccoli dettagli. Ma anche quando intuisco che sta male, posso fare ben poco. Per le confidenze più intime ci sono gli amici, e per fortuna non mancano, e sono rapporti veri e duraturi.
Entrambi sono autonomi e indipendenti, e non mi chiedono mai niente. Amano arrangiarsi, sono orgogliosi e vogliono farcela da soli. Anch’io ero cosi, da giovane. Lo sono ancora, per la verità.
Cosa può fare un genitore se un figlio è triste, se soffre per amore o se teme un insuccesso? Niente di niente, questa è la verità. Non possiamo risparmiare loro alcuna frustrazione: devono passarci da soli. Noi al massimo possiamo ricordargli che ci siamo, che se e quando vorranno, noi saremo lì.
L’amore è lasciare liberi, ne sono sempre più convinta. Non chiedere nulla per sé, non pretendere nulla, non recriminare mai. Rispettare le loro scelte, non giudicarle, non ostacolarle, anche se non le condividiamo. La vita è loro, noi gliela abbiamo regalata e loro ne faranno quel che vorranno.
Del resto, non è quello che abbiamo- o avremmo- voluto anche noi?