Due ragazze di liceo, Caterina Baldini di Ravenna e Lia Foschi di Cesena, si sono aggiudicate il primo premio assoluto per aver scritto la miglio recensione fra tutte le scuole concorrenti della loro città, nell’ambito dell’iniziativa “Un libro premia per sempre” indetta in occasione della 65esima edizione del Premio Selezione Bancarella, Il Bancarella nelle scuole. Tutte e due le recensioni erano proprio sul mio libro, “Gocce di veleno”, ed è con un certo orgoglio e molta gratitudine che voglio condividerle con tutti voi!
“Un fatidico incontro, è così che la vita di Claudia verrà sconvolta per sempre. Quello che si era presentato come un rapporto occasionale con un uomo molto più maturo di lei si tramuterà in un vero e proprio amore malato, un’ossessione che tormenterà ogni sua giornata. Barbablù, questo è il soprannome di Manfredi, un uomo narciso, in costante ricerca di prede da sbranare, di donne da possedere senza alcun ritegno. Claudia? Una delle tante, eppure lei è la sua “bimba”, la sua preferita, la preda che brama di più. La speranza di salvarlo dal suo passato burrascoso e l’amore incondizionato nei suoi confronti sono ciò che spingono Claudia a ritornare ogni volta nella tana del lupo. Nemmeno le minacce di morte e le violente pratiche sessuali a cui Barbablù la sottopone riescono ad allontanarla dal suo aguzzino. Lei acconsente sempre, inerme, lasciando che si cibi di ogni centimetro del suo corpo. Niente la spaventa, lei vuole lui e lui vuole il suo premio, il suo trofeo, da sfoggiare nei locali altolocati milanesi.
Tutto cambia quando un giorno all’improvviso Claudia si accorge che quest’amore la sta distruggendo e capisce di essere stata violata. Si rivolge ad amici e un’associazione onlus “Cerchi d’acqua”, dove trova conforto presso volontarie e psicologhe pronte ad aiutarla. Così incomincia un nuovo lungo viaggio per Claudia che la porterà a scavare nei meandri del suo passato e a capire che Barbablù non è stato l’unico amore malato della sua vita; dentro di lei vi è una ferita più profonda, mai guarita, un segreto oscuro racchiuso nell’anticamera della memoria. (…)
Improvvisamente tutto si fa chiaro, la voglia perversa di farsi distruggere, inghiottire, usare dagli uomini è dovuta a motivazioni radicate nel passato. Finalmente dopo un lungo lavoro su sé stessa, Claudia riesce a vedere nuovamente la luce in fondo al tunnel e a provare un amore nuovo, diverso, salvifico, quell’amore che da sempre le era stato negato. Leggendo questo romanzo ci si chiede quante Claudia ci siano nel mondo e soprattutto quante non abbiano la forza, a differenza sua, di denunciare il proprio Barbablù. Di molte nessuno saprà mai la storia, nessuno conoscerà mai il dramma, vivranno nell’ombra, nella paura di esprimere il loro dolore, di concedersi un’altra possibilità. Alcune semplicemente non potranno mai cambiare la propria situazione perché costrette a vivere in paesi in cui vengono viste solo come oggetti sessuali, geishe con l’obbligo di usare il proprio corpo come fonte di intrattenimento.
“Gocce di veleno” insegna ad amare e a farsi amare, insegna che “l’utopia non è il traguardo, ma il punto di partenza”, insegna che con le parole si può cambiare la storia di tante donne vittime di abusi e sconfiggere finalmente la paura. (Caterina Baldini, Ravenna)
“Malandata, le ossa rotte, i pensieri storti”. Così si ritrova Claudia, quando la sera torna nel suo appartamento dopo essere stata con Manfredi, il suo amante; del principe azzurro lui non ne ha nemmeno l’aspetto: l’aria pericolosa e gli occhi da predatore, nascosti dietro al viso curato e il fascino che lo circonda, la spingono sin dal primo incontro a soprannominarlo Barbablù.
È quest’atteggiamento, da leone affamato, che ammalia Claudia, una trentaseienne milanese, senza marito né figli, abituata sin da ragazzina a concedersi agli uomini; è la sua sicurezza che trasuda prepotenza che fa sì che lei si innamori, o meglio che si ossessioni, di lui.
Inizia così una relazione morbosa, definita dalla stessa protagonista “un affare privatissimo”, fatta di sesso e gelosia, insulti e minacce, e soprattutto dolore. Ma Claudia è convinta di amarlo, minimizza, subisce e aspetta, aspetta che l’amore raggiunga anche lui, quell’uomo i cui baci sembrano castighi e ogni parola una coltellata.
Per circa tre anni ogni critica, ogni offesa che riceve, non fa che indebolirla, fisicamente e psicologicamente, al punto da non riuscire a sfuggire a colui che è ormai diventato il suo carceriere. Per riuscirci dovrà chiedere aiuto a un centro antiviolenza, che la aiuterà ad aprire gli occhi sulla realtà e a scavare nel proprio passato e dentro di sé, un processo doloroso e difficile che però le permetterà di liberarsi da tutti i Barbablù della sua vita e affrontare ogni sfida a testa alta.
Attraverso la voce di claudia, Valeria Benatti, voce storica di Rtl 102.5, giornalista e scrittrice veronese, spinta dai frequenti episodi di violenza contro le donne e dai femminicidio, ha scelto di narrare la sua esperienza; lo fa utilizzando un linguaggio schietto, forte e spietato, che non risparmia al lettore il dolore, i brividi e la vergogna, tanto da riuscire a infastidirlo e a mostrargli la realtà celata dietro le apparenze, quella nella stanza segreta di Barbablù.
Con il libro “Gocce di veleno” (Giunti) l’autrice mostra le numerosi facce di un male che caratterizza fortemente la nostra società e indica anche il modo di liberarsene, affinché la sua esperienza serva ad altre donne come lei e ad ogni uomo che potrebbe diventare Barbablù.
In ogni parola del romanzo riecheggiano le urla, o pianti, la sofferenza e la forza di Claudia, dell’autrice e di ogni vittima della violenza, e costringono il lettore ad aprire gli occhi ed accendere in lui il desiderio di un cambiamento; perché, come afferma la Benatti “immagino e voglio un mondo giusto, dove nessun uomo possa più violare nessuna donna”. (Lia Foschi, Cesena)
Grazie ragazze! Che la vostra vita possa essere piena e ricca di soddisfazioni!