L’ultimo femminicidio, quello della della povera Giulia Cecchettin, dimostra che i “bravi ragazzi” posso essere i nostri assassini, e che le “brave ragazze” le vittime innocenti.
Forse quel che più turba di questo ennesimo atto di violenza è che i due giovani fossero da tutti dipinti come angelici, buoni, premurosi eccetera. Nessuna avvisaglia, nessuna traccia, nessun sentore di pericolo. Eppure lo schema è sempre lo stesso: lui non accetta la libertà di lei, la ossessiona, la pedina, le impone la sua presenza, la implora di non lasciarlo perchè ne morirebbe. Lei che rimane ferma nel suo sacrosanto diritto di laurearsi, uscire, progettare la sua vita, ma prova empatia per lui, cerca di aiutarlo, lo ascolta, si fida.
Il fatto è che non sappiamo più riconoscere un amore sano da un rapporto evidentemente malato. Non vediamo il pericolo perchè si nasconde dietro gli occhi di una persona che ci implora.
Perché siamo impregnati di cultura patriarcale fin dalla nascita, e da secoli, e ancora non ci fa orrore sentire le parole “sei mia” ma anzi le fraintendiamo come frase d’amore.
Bisogna ricominciare tutto d’accapo, e bisogna ricominciare dalle scuole, dove ragazze e ragazzi crescono e si confrontano e possono essere messi in guardia in tempo.
Nei prossimi giorni terrò cinque spettacoli del mio “Sognatrici”, a Lugano, Verona e Milano, e quattro di questi sono specificamente per le studentesse e gli studenti, che insieme alle scuole hanno deciso di dedicare tempo ed energie per approfondire questi temi. Si tratta di iniziative sporadiche, e so io, insieme a chi collabora con me, la fatica che abbiamo fatto a intercettare gli istituti, i prof, le istituzioni per avere gli spazi, l’agibilità, i contributi per Enpals e Siae e far si che ciò potesse aver luogo. L’ho fatto anche l’anno scorso e intendo continuare a farlo, perché ritengo sia fondamentale creare e offrire questi momenti di scambio e riflessione con i ragazzi e le ragazze. Ma la mia non offerta ovviamente non può bastare.
C’è bisogno di una presa di coscienza e di un impegno su larga scala, c’è bisogno di programmi ministeriali e scolastici che includano l’educazione affettiva e sessuale come materia curricolare, c’è bisogno di impegno da parte di genitori e cittadini affinché qualcosa cambi sul serio. A partire dalle piccole cose. Dai primi segnali d’allarme. Non accettiamo più alcun controllo con la scusa della gelosia. Non accettiamo più alcuna imposizione con la scusa del potere maschile. Dobbiamo ribellarci. Dobbiamo opporci con ogni mezzo al dilagare del machismo e del patriarcato, che evidentemente è ancora radicato anche nelle generazioni più giovani.
Dobbiamo mobilitarci, tutti, ora.
P.S. Trovate le date e gli orari degli spettacoli nella sezione “appuntamenti” del mio sito web.
(Nella foto, l’aula magna di una scuola svizzera dove abbiamo tenuto gli spettacoli)